Fonte: MF Dow Jones (Italiano)

L’Antitrust guidata da Roberto Rustichelli potrebbe rendere più ripida la strada dell’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi B. che ha ricevuto venerdì scorso luce verde dalla Bce. Al termine della prima
parte dell’istruttoria tecnica, scrive Il Messaggero, gli uffici dell’Authority ritengono che l’operazione “non sia allo stato suscettibile di essere autorizzata”.
L’Autorità pone anzitutto in discussione, ritenendola non sufficiente, la vendita a Bper delle 400-500 filiali annunciata dalla stessa Intesa per prevenire l’insorgere di eventuali posizioni dominanti. C’è il rischio, insomma, che Intesa Sanpaolo debba rimettere mano al perimetro del network da dismettere. Sulla questione giovedì 18 è previsto un nuovo incontro fra i manager della banca e gli esponenti dell’Authority per concordare le nuove misure destinate a sgombrare il terreno da ostacoli e rendere percorribile l’Ops.
Il clima attorno all’operazione resta carico di tensione anche perché adesso i riflettori si starebbero concentrando sull’azionariato di Ubi, in particolare sulla Parvus asset management, una società londinese fondata dal ceo Edoardo Luigi Mercadante, apparsa di recente all’orizzonte con l’8,6% della banca bergamasca (una partecipazione che però curiosamente non figura negli atti dell’istruttoria).
Da più parti si vorrebbe fare chiarezza sul vero azionariato dell’istituto, la stessa Consob ha acceso un faro sul tema. La partita Intesa-Ubi è quindi destinata a riservare colpi di scena fino all’ultimo. Già queste prime conclusioni dell’Antitrust sembrano comunque destinate a
deviare il corso dell’operazione.
“Alla luce delle considerazioni svolte – si legge nelle conclusioni
dell’istruttoria inviata a tutte le parti coinvolte (Intesa, Ubi, Unicredit, Cattolica, Bper, Unipol, Fondazione Monte di Lombardia) – si ritiene che l’operazione di concentrazione notificata sia idonea a produrre la costituzione e/o rafforzamento della posizione dominante di Intesa Sanpaolo in numerosi mercati come precedentemente individuati, riducendo in maniera sostanziale e durevole, la concorrenza sui mercati, in ragione di un’elevata quota di mercato e il livello di comunicazione raggiunta, accompagnate da una distanza significativa dal secondo operatore di ciascuna area e in considerazione della “capacità disciplinante” di Ubi nei confronti delle banche maggiori”.
“Al riguardo -prosegue l’Autorità- occorre considerare come non possa essere presa in considerazione per risolvere le criticità concorrenziali
dell’operazione in specifici mercati e aree territoriali, il contenuto
dell’accordo sottoscritto fra Intesa e Bper le cui ragioni sono la sostanziale indeterminatezza del ramo d’azienda di Ubi e le incertezze in merito alla effettiva attuazione di tale accordo (se Intesa Sp dovesse raccogliere il 50% del capitale più un’azione non avrebbe la
forza in assemblea di deliberare la vendita, ndr) e la sostanziale
inefficacia di tale accordo rispetto alle criticità riscontrate in altre
aree territoriali italiane diverse dalle province del Nord-Ovest su
cui parimenti le quote post-merger delle parti risultano di indubbia rilevanza, con specifico riferimento alle regioni Marche, Calabria e Abruzzo”.
Sulla base di queste risultanze, “emerse in corso di istruttoria si
ritiene che l’operazione di concentrazione in esame nel perimetro
specificato non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata”. C’è quindi da parte dell’Antitrust uno stop a proseguire sulla strada tracciata finora della cessione dei 500 sportelli a Bper e dei portafogli assicurativi a Unipol. Dagli accertamenti emerge che
sarebbero almeno 700 i “mercati” della raccolta, impieghi alle famiglie e impieghi alle pmi dove ci sarebbe una posizione dominante. Ma le nuove determinazioni saranno oggetto del negoziato.
vs
(END) Dow Jones Newswires
June 09, 2020 03:19 ET (07:19 GMT)