Fonte: MF Dow Jones (Italiano)
Il futuro del Montepaschi torna a infiammare Piazza
Affari. Ieri i rumors su un’accelerazione del Tesoro nel processo di
privatizzazione hanno sospinto il titolo della banca senese, che in borsa
ha guadagnato l’8,3% a 1,12 euro.
Sulla partita c’è Unicredit (+3,2% a 6,6 euro), che già da qualche mese
sta esaminando il dossier e che presto potrebbe scoprire le carte. A
convincere l’ancora indeciso ceo Jean Pierre Mustier sarà forse la dote
che il Tesoro (primo azionista di Siena con il 68%) potrebbe mettere sul
piatto per accelerare la vendita e ottemperare così agli impegni presi nel
2017 con la Commissione Europea. Secondo quanto si apprende, lo Stato
potrebbe accollarsi sia l’onere del contenzioso legale sia le spese per
gli esuberi (indiscrezioni non confermate parlano di circa 6 mila uscite)
in una modalità non dissimile da quella applicata nel 2017 per il
salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca.
Già il decreto Agosto del resto stanziava 1,5 miliardi per il
rafforzamento di Mps, cifra a cui potrebbe aggiungersi un ulteriore
miliardo portando l’importo della dote oltre 2 miliardi e l’ammontare
complessivo delle risorse pubbliche assorbite da Siena vicino a 9
miliardi. Un ulteriore incentivo per il compratore verrebbe poi dai 3,6
miliardi di attività per imposte differite (dta), cioè crediti fiscali
legati alle ingenti perdite di Mps.
Ovviamente tutti questi numeri vanno presi con le pinze, non solo perché
ancora non circolano bozze, ma anche perché all’interno dell’esecutivo si
confrontano da tempo posizioni diverse sul futuro di Mps. Da un lato il
ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e lo staff tecnico del Mef
guidato dal direttore generale Alessandro Rivera spingono per rispettare
le scadenze della privatizzazione e accelerare nella trattativa con
Unicredit; dall’altro lato il Movimento 5 Stelle (ben rappresentato anche
nel cda della banca) vedrebbe con favore una proroga della exit. Proroga
di cui proprio nelle scorse settimane si iniziato a discutere con
Bruxelles con l’obiettivo di prolungare di un paio di anni la
nazionalizzazione. Anche al vertice di Unicredit non c’è unità di vedute
sul dossier Mps.
Se parte del cda (che peraltro scadrà in primavera) e dei soci storici
tifano per un rafforzamento della banca in Italia in scia a quanto fatto
da Intesa Sanpaolo con l’operazione Ubi, Mustier (che esclude formalmente
operazioni di m&a) non nasconde le perplessità. In ogni caso il ceo
vorrebbe soprattutto evitare una sovraesposizione del gruppo al mercato
italiano e proprio per questo la sua intenzione sarebbe accoppiare
l’eventuale operazione alla separazione degli asset esteri e del corporate
& investmente banking dalle attività tricolori e alla successiva
quotazione. Il progetto, già discusso al vertice della banca, avrebbe
sollevato non poche perplessità.
fch
(END) Dow Jones Newswires
November 03, 2020 03:12 ET (08:12 GMT)